Amiamo Gesł senza misura e sacrifichiamo tutto per la sua gloria: riposo, cuore e vita

Canone o Preghiera Eucaristica

È opportuno riportare dal Messale alcune indicazioni.
"A questo punto ha inizio il momento culminante dell'intera celebrazione, cioè la preghiera eucaristica, o preghiera di azione di grazia e di santificazione.
Il sacerdote invita il popolo ad innalzare il cuore verso il Signore e lo associa a sé nella solenne preghiera, che egli, a nome di tutta la comunità, rivolge al Padre per mezzo di Gesù Cristo, nel magnificare le grandi opere di Dio e nell'offrire il sacrificio.
Gli elementi principali di cui consta la preghiera eucaristica sono:
- l'azione di grazie, che si esprime specialmente nel prefazio;
- l'acclamazione o sanctus, alla fine del prefazio;
- l'epiclèsi, cioè: "implorazione che ha una speciale invocazione alla divina Potenza perché le specie eucaristiche diventino il Corpo e il Sangue di Cristo, principio della nuova Alleanza." 
- il racconto dell'istituzione e la consacrazione;
- l'anàmnesi, cioè: "La Chiesa, adempiendo il comando ricevuto da Gesù per mezzo degli apostoli, ne celebra la memoria, ricordando soprattutto la sua beata passione, la gloriosa risurrezione e l'ascensione al cielo.
Nel corso di questa memoria la comunità adunata in quel momento offre al Padre la Vittima immacolata, invitando i fedeli ad offrire anche se stessi insieme a tutti i redenti." (Messale)
- l'offerta;
- le intercessioni;
- la dossologia finale, cioè: Espressione della glorificazione di Dio. Viene ratificata e conclusa con l'acclamazione del popolo." 
Prefazio
Varie sono ora le formule dei prefazi sia per il tempo liturgico che per le festività.
In questo modo si hanno più indicazioni ed esortazioni per il clima interiore con il quale si deve partecipare a questo momento essenziale della S. Messa.
È opportuno dare qualche spiegazione al riguardo.
1. Il sacerdote inizia questa parte della Messa con una espressione bellissima: "Il Signore sia con voi"; ed il popolo risponde: "E con il tuo spirito".
Tale espressione ha due significati molto importanti: ad essi è dovuta l'attenzione per non essere superficiali. Si augura che il Signore "sia" nell'animo e nel pensiero di chi vuole partecipare bene al mistero eucaristico, dal momento che il Signore "è" presente ed agisce con e per il suo popolo.
2. "In alto i cuori" dice il sacerdote.
Ed il popolo risponde: "Sono rivolti al Signore"
Dal momento che il Signore è con noi, come possono non essere accanto a Lui i nostri pensieri, affetti e volontà? E qui è necessario essere attenti a non dire una bugia che sarebbe poco opportuna, nel caso che il nostro cuore fosse altrove!
3. Il dialogo continua: "Rendiamo grazie al Signore nostro Dio". "È cosa buona e giusta".
È una terza indicazione perché ci sia la viva partecipazione a quanto si esprime nel prefazio.
Se questa "prefazione" è sentita, è più facile che tutta la Messa sia utile e santa.
E Madre Maria a questo punto osserva.
"In alto i cuori! (scriveva ad una suora) Il nostro Diletto va a godere il suo paradiso, seguiamolo, e non lasciamolo più. Nulla di quanto è terrestre occupi il nostro spirito la cui conversazione è in cielo.
O Maestro, quanto sarai buono lassù per l'anima che in terra avrà cercato solo Te! Il nostro Diletto è celeste e ci vuole tutte celesti, per quanto è concesso alla nostra pochezza di esserlo. Non pensiamo troppo alle cose di questo mondo, alle creature, ma cerchiamo di avere solo desideri celesti, interessi celesti, amore celeste!....
Oh! amiamo l'amore! amiamo l'amore!" 
"Sursum corda!" In alto i cuori, lassù dove regna glorioso Colui che è il nostro unico amore. In alto i cuori, non solo in cielo ma nel Tabernacolo dove dimora, ama, prega ed agisce Colui che ci basta quaggiù, e senza il quale nulla ci può bastare." 
"Dobbiamo imparare ad essere felici con Gesù solo: questa è la nostra felicità sulla terra e sarà un giorno la nostra estasi eterna".
Un giorno Gesù le aveva detto interiormente:
"Sai tu cosa voglia dire ADORARE? Io sono il solo che realmente adori! lo sono la Bellezza suprema!" 
Questa Bellezza rapiva la Beata Madre Maria: oh se rapisse o almeno conquistasse anche noi durante l'azione eucaristica!
4. Il pensiero iniziale di ogni prefazio è un solenne ringraziamento a Dio per quanto fa ed è per la sua Chiesa ed è espresso con parole elevate che non si possono accettare passivamente: si dice infatti che ringraziare "è cosa giusta, doverosa e fonte di salvezza."
Quindi compiendo questo doveroso ringraziamento, compiamo un atto di giustizia, eseguiamo un dovere ed attingiamo salvezza dalla divina fonte!
5. Esso indica, a seconda del tempo o della solennità, il clima particolare nel quale compiamo il doveroso ringraziamento, ed è sempre esposto con immagini meravigliose.
6. Il prefazio si conclude con una domanda piena di contenuto teologico ed anche affettivo: "Per questo mistero di salvezza il cielo e la terra si uniscono in un cantico nuovo di adorazione e di lode a una sola voce e noi, uniti agli angeli ed ai santi, proclamiamo senza fine la tua gloria: Santo, Santo, Santo!"
In questa espressione, assieme a tutta la creazione, chiediamo di poter unire la nostra lode all'eterna lode angelica ed anche alla lode dei salvati che vivono nella santità di Dio; tra questi salvati possiamo pensare ai nostri cari che ci hanno preceduto nella patria Celeste.
Questa è una preghiera veramente universale e teologicamente unisce la chiesa militante a quella glorificata nel lodare la Trinità!

Sanctus, Sanctus, Sanctus!
E' una acclamazione che adora la Santissima Trinità, dalla quale deriva ed alla quale si offre in lode suprema ed adorazione umile e devota ogni Santa Messa.
II commento di Madre Maria:
"O Trinità tutta adorabile, abisso di gloria e di amore! Sorgente ineffabile di ogni bene, il mio cuore canta a Te giorno e notte!
Tutte le cose sono tue, o Dio adorabile, tutto viene da te e tutto è in te; a te gloria, onore e potenza; che tutto si prostri ai tuoi piedi!
A te, o mio Dio la gloria immortale, o Padre, o Figlio, o Spirito Santo!
A te solo lode eterna, gloria per sempre, per mezzo di Gesù Cristo!" 
"Adorabilissima Trinità, ditemelo, quanto devo amarvi?
Io mi sento incapace ... Ma Gesù mi ha lasciato la sua Ostia santa ed il suo Calice; è per mezzo suo che io vi adoro e vi amo! ... Ma che cosa posso fare di più? Non mi resta che tacere ed amare, o Santissima Trinità!" (Sr Marie Vincent)
Preghiera Eucaristica
Terminata la recita o il canto del Sanctus, comincia per la Messa la parte più ricca di contenuti teologici ed ascetici: la consacrazione del pane e del vino, l'ostensione del Santissimo Sacramento, le orazioni che ci fanno sentire che la Chiesa è una immensa comunità umana e soprannaturale che sta ora vivendo uno dei suoi momenti più sacri e vitali.
Il silenzioso ascolto deve rendere vivo ed apostolicamente operante il senso profondo della carità di Dio alla quale si impegna di rispondere la carità umana più fervente.
Per essere portati con lo spirito in questo clima interiore di carità vissuta attingiamo luce dalle parole di varie preghiere eucaristiche del messale: "Padre veramente santo, fonte di ogni santità, santifica questi doni con l'effusione del tuo Spirito, perché diventino - per noi - il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo nostro Signore". (Preghiera eucaristica seconda) "Padre veramente santo, a te la lode da ogni creatura.
Per mezzo di Gesù Cristo tuo Figlio e nostro Signore, nella potenza dello Spirito Santo, fai vivere e santifichi l'universo, e continui radunare intorno a te un popolo, che da un confine all'altro della terra offra al tuo nome (persona) il sacrificio perfetto ... (Preghiera eucaristica terza)
"Nella notte in cui fu tradito ...offrendosi liberamente alla sua passione, prese il pane.... (Preghiera eucaristica III e II) Parole di eterna offerta e di eterno amore, di eterno invito a capire l'opera del Salvatore!....
Ascoltiamo Madre Maria di Gesù:
"Ad ogni ora, uno sguardo d'amore alla santa Vittima divina che si immola sugli altari.
Seguiamo Gesù, vittima divina, e lasciamoci immolare con Lui!
Afflitti, ripariamo ai piedi degli altari profanati dai sacrilegi e dalla indifferenza. Amiamo anche per coloro che non sanno amare un tale amore...
Uno dei dolori di Gesù, solitario nel tabernacolo, quando la chiesa rimane per lunghe ore deserta (e, possiamo aggiungere, anche di fronte ai cuori lontani nelle Messe...) è di non essere offerto (dai fedeli)!.
Gesù si offre incessantemente, ma vuole anche essere offerto dall'uomo, cui incombe di adempiere in sé la Passione di Cristo....
Mi sembrava di vedere, nella solitudine delle chiese, miriadi di Angeli che consolavano Gesù riparando la freddezza degli uomini che non si uniscono a Lui per offrirlo.
Vivere strettamente unite al Tabernacolo, possedere ogni giorno Colui che rapisce gli Angeli e desta l'ammirazione dei cieli.... sentirsi circondate da anime che vivono delle stesse attrattive, che soffrono degli stessi dolori, e immolate con esse nel fuoco dello stesso sacrificio, con l'Ostia di amore, offrirla con esse e con esse vivere attorno all'altare... questo è un Paradiso anticipato.
Il nostro cuore non abbandoni il Tabernacolo... il luogo dell'Amore!" .
Sono pensieri che ci portano molto vicino a quanto disse Gesù, quando si sedette nel Cenacolo per l'ultima Cena con i suoi apostoli:
"Ho ardentemente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi prima della mia passione" (Lc 22,15)
Il suo pensiero è anche per noi.

La Consacrazione
La liturgia ripete con le stesse parole di Gesù la realtà della Consacrazione che rende presente sui nostri altari il Sacrificio vivo e reale dei Figlio di Dio, che per amore nostro diventa l'Agnello di Dio, Vittima di espiazione e Pane di vita soprannaturale.
Sono due intenzioni divine espresse con tale chiarezza di affermazione unite ad un divino comando, che, per chi crede ed ama, non ammettono compromessi di sorta:
Prendete e mangiate, prendete e bevetene tutti: questo È IL MIO CORPO, OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI; QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA VERSATO PER VOI E PER TUTTI, IN REMISSIONE DEI PECCATI".
Uno dei pensieri più intensi da sentire nel profondo dell'animo verso Gesù, presente nell'Eucaristia vicino a noi e per noi, mi sembra quello espresso da San Tommaso d'Aquino nell'« Adoro te devote »:
1) O Gesù ti adoro, Ostia candida sotto un vel di pane nutri l'anima. Solo in te il mio cuore si abbandonerà, perché tutto è vano se contemplo te.
2) L'occhio, il gusto, il tatto non arriva a te ma la tua parola resta salda in me:
Figlio sei di Dio, nostra verità; nulla di più vero se ci parli tu.
3) Hai nascosto in Croce la divinità, sull'altare veli pur l'umanità; Uomo-Dio la fede ti rivela in me, come al buon ladrone, dammi un giorno il ciel.
Madre Maria attribuisce alla Madonna un privilegio veramente mirabile.
"Come il sacerdote, nella consacrazione, in un certo modo, genera Gesù Cristo, Maria ha prodotto in se stessa l'adorabile Vittima, l'ha procurata ed è del suo proprio sangue che la Vittima è stata formata. E dopo averla data al mondo, l'ha offerta alla Santissima Trinità, come non cessò mai di offrirla dal giorno dell'Incarnazione".
Madre Maria prosegue precisando:
"Maria Santissima stessa ha dovuto passare attraverso il sacerdote della terra per offrire Gesù dopo il Calvario. Ma sul Calvario, ai piedi della croce, Ella ha offerto il sacrificio senza nessun altro intermediario se non Gesù Sommo Sacerdote e Vittima. In ciò consiste il privilegio incomunicabile di Maria: l'unione immediata al Sommo Sacerdote nell'oblazione del sacrificio, alla quale nessuno può aspirare, all'infuori dei sacerdoti stessi." 
È un pensiero che fa parte di un programma di vita che la Beata Fondatrice ha indicato fondamentale per le sue Figlie del Cuore di Gesù.
La Consacrazione termina con il comando di Gesù: fate questo in memoria di me.
Queste parole sono un richiamo per la nostra fede e per il nostro amore verso la Vittima divina che vuole da noi un vivo ricordo dell'Ultima Cena, la ripresentazione del Sacrificio di Gesù.
Riporto un pensiero del Vandeur:
"In memoria di me!" Era l'ultima sera della vita terrena di Gesù, e questo è anche il testamento del cuore dell'Uomo Dio.
Egli donava se stesso, con la sua divinità, con tutta la realtà della sua natura umana... con tutto ciò che Egli aveva voluto essere per noi dal seno di Maria fino a quest'ora tanto desiderata; si donava con la sua sapienza e le sue grazie infinite, con le sue fatiche e le sue lacrime, con le sue preghiere e le sue impetrazioni. Si donava con tutto quello che voleva essere per la sua Chiesa fino alla fine del mondo.
Ci lasciava IL MEMORIALE DELLA SUA BENEDETTA PASSIONE, che, il giorno dopo, avrebbe costituito la SUA PROVA PIÙ GRANDE DI AMORE, come vittima per l'umanità colpevole. Vittima perpetua sui nostri altari, vittima per tutti i popoli, vittima per tutti i tempi!" (P. Vandeur)
Con una espressione piena di fede, di amore, di riconoscenza e di gioia, la liturgia proclama: MISTERO DELLA FEDE.
Misterium Fidei
"Misterium fidei!" esclama il sacerdote dopo la genuflessione, che ha espresso l'adorazione per Gesù presente nell' Eucaristia, appena consacrata!
Mistero della fede! È una esclamazione di vera fede, che riconosce la presenza del divino Salvatore: un gesto dovuto e compiuto con viva riconoscenza. GESÙ VUOLE CHE CREDIAMO!
Mistero della fede! È anche un invito ad approfondire il senso di ammirazione e di gaudio per il dono incommensurabile della divina presenza, della divina ed amorevole vicinanza del Salvatore; Gesù vuole vicinanza accettata e ricambiata!
Mistero della fede! È soprattutto un' affermazione che proclama una verità del piano di salvezza: VERAMENTE GESÙ È NOSTRO CIBO perché vuole essere nostra vita. Ricordo l'impressione viva, piena di emozioni che ho provato anni fa, quando celebrai per la prima volta in francese alla Servianne: Misterium fidei, nel francese è tradotto in modo meraviglioso: Il est grand le mystère de la foi!
II Mistero della fede che abbiamo sull'altare, per noi è grande! Anzi: "Com'è grande il mistero della fede!"
Come si resta perplessi se nelle Messe questa esclamazione rimane fredda, abitudinaria, incolore! Si deve invece sentire il bisogno di dire con tutto il nostro essere la risposta che la liturgia ci propone: "Annunziamo la tua morte (voluta, offerta per amore), proclamiamo la tua risurrezione (tu sei la vita e vuoi donarci la tua vita!... e la proclameremo con il nostro vivere) nell' attesa della tua venuta" ...e cioè: ora sei qui con noi velato nel pane eucaristico; ma quando saremo con te nella vita beata, contempleremo la tua realtà di amore, il Tuo Volto!
Se c'è la fede, questo momento della Messa è grande!
Se c'è solo abitudine questa grandissima realtà è ridotta a ben poca cosa! Gesù ha diritto che noi accettiamo con gioia il suo dono infinito e vitale!.
Se crediamo davvero, Cristo Vittima sull'altare, Pane della nostra vita, pegno della vita eterna, è veramente un grande mistero che la nostra fede ci dona per comprendere, sperare, vivere ed amare.
Infatti il popolo è invitato a rispondere con autentica partecipazione: "OGNI VOLTA CHE MANGIAMO DI QUESTO PANE E BEVIAMO A QUESTO CALICE, ANNUNZIAMO LA TUA MORTE, SIGNORE, NELL'ATTESA DELLA TUA VENUTA".
Questa acclamazione ha due dimensioni molto impegnative per la vita singola di ogni cristiano e per tutta la comunità della Chiesa; dimensioni che sono rese ancora più preziose da una precisazione della preghiera che segue:
"Ti preghiamo umilmente, per la Comunione al Corpo e al Sangue di Cristo, lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo."
Come si vede, con un' acclamazione e con una preghiera, vengono indicate due azioni ed un desiderio ecclesiali:
annunziare la morte di Gesù, accettando ed offrendo le proprie croci in unione a Gesù Cristo Vittima, e proclamare (forma più solenne che non l'annunzio) la risurrezione del Redentore, nell'attesa della sua venuta nella gloria; tutto questo in modo che con l'aiuto dello Spirito Santo, anima della Chiesa, tutta la comunità cristiana si impegni a realizzare il grande desiderio di Gesù: Che tutti siano una cosa sola, come noi, o Padre (Gv 17, 11).
Gli impegni e le azioni della Chiesa per questo annunzio e per il raggiungimento dell'unità sono molteplici, sono la vitalità soprannaturale della Chiesa nella sua storia meravigliosa. C'è un pensiero di madre Maria di Gesù che è doveroso riportare qui per la sua preziosità in rapporto a quanto detto sopra.
In questo pensiero è indicata la sua Opera, le Figlie del Cuore di Gesù, che annunziano la passione, che proclamano la verità della risurrezione fino a che Dio vorrà.
II pensiero di Madre Maria ci spinge ad un grande desiderio: che queste Suore siano sempre più generose, siano sempre più numerose per il bene della Chiesa. Chiediamo a Dio nuove vocazioni.
"Lo spirito del sacerdozio mistico di Maria, Madre di Dio si è diffuso, per mezzo di Lei, nelle sante donne che la circondavano sul Golgota.
Da allora in poi, non ha mai cessato di riversarsi nei santi e nelle sante di Dio, e nei fedeli di tutto il mondo." (P. Vandeur) Leggiamo negli scritti di Madre Maria di Gesù:
"La Madonna santissima ha trasmesso a noi, in modo particolarissimo, gli ultimi anni della sua vita, anni che vanno dalla passione del Signore al suo beato trapasso. Ce li ha lasciati affinché li onoriamo di un culto, di un omaggio particolare, soprattutto di un'imitazione più fedele delle altre anime. Ora, che cosa occupò l'anima e la vita di Maria SS.ma in questi anni pieni di misteri troppo poco meditati? L'Eucaristia, il Calvario, la Chiesa.
L'Eucaristia, ove Ella ritrovava il suo Gesù e lo possedeva come noi lo possediamo; lo amava, lo adorava, lo serviva e lo offriva per le mani del sacerdote, come, purtroppo, noi non sappiamo e spesso non vogliamo amarlo, servirlo, offrirlo.
Il Calvario, i cui sanguinosi ricordi riempivano la sua anima, dove, dopo aver visto soffrire e morire Gesù, straziante dolore sempre vivo nel suo cuore di madre, andava ancora a raccogliere i meriti del suo divin Figlio per offrirli al Padre celeste. Il Calvario, dove la sua anima santa si offriva immolata, sacrificata con Gesù.
E la Chiesa. La Chiesa e gli Apostoli che Ella aiutava, sosteneva, formava con le sue incessanti preghiere e una prodigiosa, nascosta immolazione; e questo con un amore e uno zelo attinti al divino incendio del cuore di Nostro Signore.
Ecco il modello. Guardatelo, meditatelo e imitatelo". 
Da queste citazioni appare in piena luce il carattere speciale della devozione eucaristica di Madre Maria: tutto per Gesù per mezzo di Maria.
Ricordo dei vivi e dei defunti
Nel canone romano ci sono due momenti di preghiera per la Chiesa in cammino verso la patria e per la Chiesa che è ancora nella purificazione: si chiamano "Memento dei vivi e memento dei morti" e cioè: "ricordo dei vivi e dei defunti".
Ci sono diverse maniere per esprimere questa preghiera per la Chiesa in cammino su questa terra verso la patria, e per i defunti ancora bisognosi della divina misericordia. Sono espressioni che rendono viva e presente la Chiesa nella sua realtà terrena ed eterna e stimolano l'animo a desiderare la grazia, la misericordia, l'aiuto divino, perché
tutta la comunità dei credenti diventi il Regno eterno dei salvati per godere della divina carità per sempre, dopo il cammino terreno.
Di Madre Maria a questo proposito si possono riportare due pensieri che indicano il suo modo di pregare per la Chiesa qui in terra e per i defunti.
"Anime voglio, dammi anime!
Non ne ho abbastanza, o mio Dio, per la tua gloria, quale la vorrei.
Dammene in gran numero, e siano grandi, generose, sublimi! Che ne faresti al Calvario e all'altare di anime mediocri? Soffrire e morire non è nulla, purché Tu regni!...
E se la mia natura si inasprisce davanti alla pena ed alla lotta, non darne troppa importanza, perché l'hai fatta Tu, e ne conosci la debolezza...
Guarda solo il mio cuore, folle del tuo puro amore e della tua gloria, che vuole il tuo regno ad ogni costo." 

Dopo la morte della sua mamma la Beata scriveva:
"Vi sono dolori che rendono muti e il mio è di questo genere. Non è la prima prova, ma il coronamento di tutte le altre: sono scomparsi tutti. Dormono tutti insieme per sempre. E io povera superstite li ho veduti morire tutti. La natura, senza la fede, non reggerebbe a un tale seguito di sciagure... e benché, aiutata dalla grazia, non cessi di ripetere il "Fiat" e di benedire il Signore anche nella tribolazione, come lo benedirei nella consolazione, e di adorare la divina volontà nei suoi decreti più strazianti, mi sento affranta e muta sotto il peso di questi dolori e piango con Gesù, che piange Lazzaro morto.
Oh Figlie mie, è bello avere la propria lampada piena dell'olio delle buone opere, come l'aveva la mamma mia, della quale i vostri cuori sono orfani al pari del mio !....
Coraggio, avete in essa un'amica in cielo.... pregatela per poter morire come lei è morta.... e possiate raggiungerla un giorno... Pregate anche per lei, perché, se le rimane qualche ombra da togliere, ella possa presto godere la vista del suo Dio!".
La morte ed il suo mistero per Madre Maria non avevano più niente di spaventoso, da quando aveva compreso il senso intimo della liturgia dei defunti...
Anche sua sorella Amelia era ispirata dai medesimi sentimenti, quando, in punto di morte, ripeteva al suo padre spirituale: "Padre, soffrire passa, ma l'aver patito non passa...
Lei offre ogni giorno sull'altare Gesù immolato: NON LASCI MAI DI OFFRIRE ANCHE ME COME PICCOLA VITTIMA, UNITA A LUI, OFFERTA CON LUI.
ANCHE DOPO LA MIA MORTE, CONTINUI AD OFFRIRMI! PADRE, NON LO DIMENTICHI!"
Per tutti noi credenti il ricordo dei defunti è un momento molto importante.
Per di più, la devozione alle anime del purgatorio, oltre ad essere un'opera di misericordia spirituale, (pregare Dio per i vivi e per i morti) è anche una delle opere di misericordia più preziose perché aiuta anime bisognose che non possono più meritare per riparare: e quindi non possono dimenticare la nostra carità che le benefica ed essere di grande intercessione per noi.
Infatti, dal momento che attendono la beata visione, vengono chiamate "anime sante del purgatorio".

Dossologia finale
È la glorificazione (dossologia) finale della Trinità che si compie offrendo la Vittima Divina che proprio per questo scopo si è messa nelle nostre mani con la consacrazione. Per ogni fedele è un momento importante, per diventare offerenti di gloria e non solo devoti assistenti della Messa. Seguiamo quanto segue con particolare attenzione.
La glorificazione inizia con parole solenni e chiarissime: PER CRISTO, CON CRISTO ED IN CRISTO, A TE, DIO PADRE ONNIPOTENTE, NELL'UNITA' DELLO SPIRITO SANTO, OGNI ONORE E GLORIA PER TUTTI I SECOLI DEI SECOLI.
La liturgia esorta: il popolo acclami: AMEN!
DOVREBBE ESSERE DETTO O CANTATO CON LA MASSIMA SOLENNITA' perché così esprimerebbe degnamente uno dei momenti più sublimi, più preziosi e gioiosi della Messa.
Cristo immolato, offerto al Padre nello Spirito Santo è tra le mani del sacerdote, innalzato in segno di offerta e di lode. Mai la Trinità può avere una lode così preziosa e infinitamente valida, perché divina, come in questo momento. Il popolo cristiano, se comprendesse questo, fremerebbe di gaudio immenso.
È questa una delle lezioni più belle che Madre Maria ci dà, a riguardo di questo momento della liturgia eucaristica.
Nei suoi scritti ce lo indica con parole infuocate di santo amore.
Ella ha posto questo atto come punto essenziale alle sue suore per godere la Messa e per viverla nella vita.
Per Madre Maria, adorare non è solo essere in ginocchio con il corpo e con lo spirito, ma adorare è offrire la Vittima divina per donare a Dio una lode perfetta, perché uguale a Dio stesso!
Potremmo dire che per Madre Maria, Gesù è nato, è vissuto, è morto, è risorto e rimane con noi nell' Eucaristia sull'altare e nel Tabernacolo non solo per essere con noi, per essere nostra vittima riparatrice e per essere adorato, MA ANCHE PER ESSERE OFFERTO ALLA TRINITÀ COME LODE PERFETTA!
Leggendo quanto scrive Madre Maria alle sue Figlie, ci si trova di fronte alla teologia che diventa contemplazione, che gode di quanto prova, che ricambia l'amore divino in unione a Gesù Vittima divina, durante la rinnovazione della sua immensa prova di amore, e che, guardandoci spiritualmente negli occhi, ci ripete: SE MI AMI, FAI QUESTO IN MEMORIA DI ME.
Possiamo essere superficiali?
Ecco quanto scrive il 1° agosto del 1869 la Beata:
"Nostro Signore mi ha dato un pensiero che, da solo, basterebbe a rapire un'anima per l'eternità intera: è l'ammirabile, sublime scambio di doni, fatto incessantemente tra la Santissima Trinità e l'anima sacerdotale." (1 Pt 2, 5-9)
"Oh, Padre Santo, dei doni che Tu ci hai dato, noi Ti offriamo l'Ostia pura, l'Ostia santa.
L'anima posta di fronte a Dio può dirgli con trasporto di gioia: il dono infinito che Tu mi hai fatto, io Te lo offro!
Tu me l'hai dato per arricchirmi, io Te lo offro per glorificarti.... Tu non puoi darmi e non puoi ricevere di più, perché Gesù, Figlio tuo, è la pienezza dei doni.
Tu mi hai amato di un amore infinito fino a darmi Gesù Cristo, io Ti contraccambio con altrettanto amore perché ti amo con il Cuore stesso di Gesù Cristo.
Per Lui, con Lui, in Lui, ti offro un dono uguale a Te, una gloria uguale, Dio, alla tua Maestà!
L'anima sacerdotale riceve senza posa dall'adorabile Trinità Gesù Cristo, il dono che racchiude in sé tutti i doni. Essa lo riceve e lo abbraccia con amore, si unisce e si ridona a Lui, si perde in Lui.
Poi elevando questo sublime dono, essa lo offre alla Trinità adorabile, secondo le intenzioni per le quali si immola la Vittima divina."
"La vita dell'anima sacerdotale si compendia in due parole: perpetua comunione e perpetua offerta.
Continuamente l'anima riceve Gesù Cristo, e continuamente lo offre alla Trinità e si offre con Lui per riceverlo ancora. Oh regale sacerdozio di tutti i cristiani! (1 Pt 2, 9)
La gloria del Padre è ricevere suo Figlio immolato e, in Lui, tutti gli uomini, ridivenuti suoi figli".
Qui si trova la motivazione di un "Amen" grandioso!
"Lo scopo del sacrificio di Gesù è che gli uomini, oggetto di orrore per il Padre celeste a causa dei loro peccati, DIVENTINO FIGLI SUOI IN GESÙ CRISTO, e un solo olocausto con Lui alla gloria del Padre. Chi esce da questa unione con Gesù, esce dai fini e dai frutti del divin Sacrificio":
Ogni battito dei nostri cuori sia una offerta di Gesù e un atto di unione al suo perpetuo sacrificio per la gloria del Padre. Nascosti in Gesù Cristo, rivestiti di Lui, talmente uniti a Lui che la sua vita diventi la nostra vita: questo dobbiamo essere tutti per raggiungere lo scopo del sacrificio di Gesù.
II sacrificio ed il sacerdozio di nostro Signore, la nostra unione a questo olocausto e a ciò che lo concerne, formano una pienezza che sorpassa la nostra attuale capacità di conoscere, di ammirare e di gioire.
IL SILENZIO SI IMPONE: È LA SUPREMA LODE DELLA IMPOTENZA!
"Dio mio, dammi anime!
Anime che capiscano, che si elevino, che abbraccino questi misteri di amore, che facciano di questo spirito sacerdotale d'unione, d'immolazione, d'oblazione, il respiro dei loro cuori, lo scopo e il tutto della loro vita!" 
Nel documento "Lumen gentium" leggiamo questo passo: "Cristo Signore, Pontefice assunto di mezzo agli uomini, fece del nuovo popolo "UN REGNO E SACERDOTI PER IL DIO E PADRE SUO". Infatti mediante la rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo (battesimo e cresima) i battezzati vengono consacrati per formare un tempio spirituale ed un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le opere del cristiano, spirituali sacrifici....
Quindi tutti i discepoli di Cristo... offrano se stessi come vittima viva, santa, gradevole a Dio.....
II sacerdote, con la potestà sacra di cui è investito... compie il sacrificio eucaristico in persona di Cristo e lo offre a Dio a nome di tutto il popolo: i fedeli, in virtù del loro regale sacerdozio, concorrono all'oblazione dell'Eucaristia... Partecipando al sacrificio eucaristico, fonte ed apice di tutta la vita cristiana, offrono a Dio la Vittima divina e se stessi con Essa.... e così compiono la propria parte nell'azione liturgica, non però ugualmente, ma chi in un modo e chi in un altro .... (Cap. II n. 10-11) Sono parole di estrema chiarezza, ed aprono uno spazio di amore vitale nella Santa Messa, purché lo si comprenda e lo si viva bene.
Questo meraviglioso concetto fu percepito e meditato da Madre Maria di Gesù e proposto alla sua Congregazione ed al mondo cristiano.
II Papa Giovanni Paolo II beatificandola a S. Pietro il 22 ottobre 1989, riconobbe la validità del suo pensiero e la profondità del suo messaggio.
Il Pater Noster
Nella gioia del gesto grandìoso dell'offerta di Gesù alla Trinità, ci viene proposto di rivolgere al Padre la sublime ed ineguagliabile preghiera insegnataci da Gesù stesso. L'invito a pronunziarla merita qualche esortazione per mettere nella mente e nel cuore un atteggiamento filiale ed umile che ci renda più accetti al Padre.
"Illuminati dalle parole e dall'esempio di Gesù, osiamo dire - e cioè: abbiamo il coraggio di dire a Te - o Dio Padre, questa preghiera".
Ricordo la figura meravigliosa di un Padre francescano, padre Virgilio Corbo, il grande e santo archeologo di Cafarnao; egli in un colloquio indimenticabile, fra l'altro, mi disse: "Molte sere estive nel caldo di Cafarnao, penso e prego sopra una stuoia e penso che in questi luoghi Gesù ha parlato con il Padre suo, dicendo con il suo cuore ed il suo labbro quelle parole che poi insegnò ai suoi Apostoli... Come e con quanto amore, avrà rivolto al Padre quelle parole?"
E gli occhi del religioso avevano lagrime di gioiosa commozione.
Anche noi siamo invitati ad imitare Gesù nella recita del Padre nostro in questo momento della Messa.
È giusto che almeno due sentimenti siano nel nostro cuore. Dobbiamo esprimere grande riconoscenza a Dio Padre, perché è proprio il Padre che ci ha dato Gesù e lo ha messo nelle nostre mani. Lo abbiamo appena offerto alla Trinità come Agnello immolato; quindi siamo riconoscenti del dono che il Padre ci ha dato per la nostra offerta!
E dobbiamo esprimere umiltà nella nostra orazione, perché ci rendiamo conto di una dolorosa realtà: noi siamo diventati suoi figli perché redenti da quel sangue prezioso del Redentore per noi offerto; da cattivi vignaioli siamo responsabili della morte del Figlio del Padre e fratello nostro! I nostri peccati hanno ucciso Gesù!
Perciò "OSIAMO", "ABBIAMO CORAGGIO" di chiamarti Padre!.
Nella gioia del gesto di offerta, nel clima dell'amore della Trinità, riconoscenti per aver donato una lode perfetta, riempiamo l'animo di fiducia e di abbandono, come ci suggerisce Madre Maria.
Si tratta certamente di una rara comprensione della solenne preghiera del Pater e della sua collocazione in questo momento della Santa Messa.
"Morire e lasciar vivere Gesù; lasciare a Lui il dominio assoluto, unirsi a Lui così intimamente che Egli possa agire in noi liberamente; amare, adorare, glorificare in noi il Padre celeste, come Egli lo desidera.
Allora si può dire che Gesù diventa l'anima della nostra anima; allora veramente l'anima sta dinanzi a Gesù come l'anima di Gesù sta dinanzi alla sua divinità; vale a dire, totalmente sottomessa, talmente annientata dall'amore, talmente unita, che sempre cede il posto all'azione divina e al divino volere, non vi pone mai ostacolo in nulla, e può dire con verità: "Non sono più io che vivo, ma Gesù Cristo vive in me" (Gal 2, 20), Gesù che prega in me, che è in me tutto se stesso. "Per me, vivere è Gesù Cristo!" (Fil 1, 21).
Il Cristo opera, vive e regna, e l'anima aderisce continuamente a questa sua azione, a questo regno; si confonde e si inabissa per amore in Colui che essa ama; è come una COMUNIONE PERPETUA che continua, per così dire, nell'anima, ma in modo mistico, quell'unione che la comunione sacramentale vi opera realmente. È come un'eco dell'eterno AMEN del cielo.
L'anima non dorme, agisce, opera; ma ciò che vivifica la sua azione è una linfa divina; si lascia come trasportare sulle onde della volontà di Dio: "Il Cristo che dimora in me ha fatto Lui stesso tali opere." (Lettere)
E a riguardo della frase del Pater "Venga il tuo Regno", Madre Maria ha delle riflessioni di intenso valore spirituale; è il momento di riportarle per la nostra meditazione.
"Ho la passione di Gesù Cristo. Vorrei vederlo regnare trionfante nei cuori e sulla società. Vorrei condurgli moltitudini di anime, soprattutto di anime elevate e disinteressate, che lo amino per Lui stesso e che siano ardenti di zelo per la sua gloria. Talvolta vorrei penetrare in tutte le comunità religiose, e predicare loro, se lo osassi, una crociata di puro amore per Gesù Cristo."
"Il «Padre nostro» è il compimento dei desideri di Gesù, i quali sono la sete della gloria del Padre, la sete delle anime, la sete di amore, la sete di unione alle anime nostre, la sete di immolazione e di sacrificio, di annientamento e di donazione." 
"Io non vivo che di un desiderio che mi consuma: che il Cuore del Maestro sia conosciuto, amato, glorificato...." 
"O amore! vorrei amarti con il cuore dei Serafini, anzi con il tuo Cuore stesso!
Lo possiedo questo Sacro Cuore, ed è per mezzo di Lui che ti amo! Mi dono e mi ridono a Te: accetto tutto ciò che tu vuoi! Fiat voluntas tua!" 
Il rito della pace
Dopo la preghiera del Pater, ci sono due invocazioni perché al mondo intero, alla Chiesa intera e ad ogni anima sia concessa la pace, la liberazione dal peccato nell' attesa della "beata speranza" accanto al Salvatore; si chiede quella pace che Gesù stesso ha promesso come suo dono.
A queste preghiere, può seguire un segno visibile di augurio fraterno, che questa pace sia anche oggetto della reciproca carità.
AI riguardo, Madre Maria ci esorta:
"Coraggio, non domandate dove potrete trovare la calma ed il riposo a cui aspirate.
Perfetti, non li potrete trovare che in cielo.
Ci è dato di goderli quaggiù come un preludio del cielo, li troverete nascosti nel sacrificio e nella vittoria riportata sulla natura per stabilire in suo luogo dentro di voi il Regno di Dio. Quanto più Dio sarà padrone in voi, tanto più sarà grande la vostra pace." 
La pace è la convinzione di vivere vicino a Dio.
" Vivere strettamente unite al Tabernacolo, possedere ogni giorno Colui che rapisce gli Angeli e desta l'ammirazione dei cieli, sentirsi circondate da anime che vivono delle medesime attrattive, che soffrono degli stessi dolori, e immolate con esse nel fuoco dello stesso sacrificio, con l'Ostia di Amore, offrirla con esse, e con esse vivere accanto all'altare!
Questo è un paradiso anticipato!" 

La frazione del pane
"II gesto della frazione del pane, compiuto da Gesù nell'ultima Cena, non ha soltanto una ragione pratica, ma significa che noi, pur essendo molti, diventiamo un solo corpo nella comunione a un solo Pane di vita, che è Cristo Signore."
II sacerdote infatti, mentre compie il gesto di mettere un frammento di Ostia consacrata nel calice, dice: "II Corpo ed il Sangue di Cristo, uniti in questo calice, siano per noi cibo di vita eterna."
E nel frattempo il popolo dice o canta: Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi... dona a noi la pace! 
Ecco un pensiero della Beata Madre Maria.
"O Agnello del Padre celeste, accettaci come tuoi!
Uniscici a Te sulla croce e sull'altare, forma i nostri cuori sul modello del tuo Cuore di vittima!
Tu sei lo splendido giglio dei cieli, il Dio vergine che rapisce i vergini! Tu sei l'Agnello pieno di dolcezza, l'Agnello immolato, l'Agnello che ha salvato il mondo!
Tu sei il dono sublime del cielo e l'Ostia della terra!
Tu sei tutto nostro, e noi siamo tutte tue per l'eternità!" 

 




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